Ricreare Bloggando

Chi siamo?
Autore: Ricreare 29 set, 2021
Chi sono Jessica Ubbiali e Mariella Schwederski? Ecco qui i loro CV e la Filosofia RICREARE
Autore: Jessica Ubbiali 28 set, 2021
Da genitore ti capita mai di domandarti e/o sentirti dire: tuo/a figlio/a non sta mai fermo/a, ha difficoltà a concentrarsi, è irrequieto/a, è disattento/a? Se la risposta a queste domande è sì, non preoccuparti, è normale che i propri bambini siano attivi, noi possiamo insegnargli dei trucchi per lavorare su questi aspetti. Come? Tramite il Training Autogeno attraverso la Fiaboterapia. Ne hai mai sentito parlare? Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento, attraverso la concentrazione mentale, che permette di alleviare tensioni sia psichiche sia corporee. Nel caso dei bambini viene integrato attraverso l'uso e la narrazione di fiabe e tramite questa tecnica i vostri piccoli: impareranno a riconoscere e gestire le proprie emozioni aumenteranno la concentrazione mentale ristabiliranno il benessere di mente e corpo ritroveranno una sensazione di pace e calma apprenderanno l'autoregolazione del proprio corpo avranno ricadute positive tramite questa autoregolazione appresa nei vari aspetti di vita quotidiana e scolastica. Si struttura in 8 incontri della durata di 1 ora circa e potrete constatare i suoi effetti benefici sin dalle prime sedute. Il primo colloquio conoscitivo sarà gratuito Se vuoi saperne di più contattaci, organizziamo percorsi sia individuali sia di gruppo
Autore: Jessica Ubbiali 27 set, 2021
D.S.A. una sigla che si usa per indicare i Disturbi Specifici dell'Apprendimento,disturbi neurobiologici che riguardano alcune aree specifiche senza compromettere l’intelligenza generale. Quali sono? 📍Dislessia: disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo ⚠️ difficoltà nel leggere, comprendere il testo 📍Discalculia: disturbo specifico dell'abilità di numero e di calcolo che si manifesta con una difficoltà nel comprendere e operare con i numeri ⚠️ difficoltà nel fare calcoli mentali, imparare le tabelline 📍Disortografia: disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nella competenza ortografica e nella competenza fonografica ⚠️ inversione di lettere simili come b e d, errori ortografici 📍Disgrafia: disturbo specifico della grafia che si manifesta con una difficoltà nell'abilità motoria della scrittura ⚠️ scrittura non comprensibile, difficoltà a rispettare i margini Come posso capire se mio/a figlia ha un D.S.A? Effettuando un percorso di screening sugli apprendimenti: tramite l'utilizzo di test specifici indagheremo le aree coinvolte nell'apprendimento e scopriremo i punti di forza e di debolezza del bambino/a, intervenendo con percorsi mirati per potenziare i punti di debolezza. Una volta indagate queste aree, qualora emergesse un D.S.A. si strutturano insieme percorsi ad hoc per ogni bambino/a volti a favorire il suo apprendimento e aiutarlo nel modo più ottimale per una buona riuscita nel contesto scolastico e di vita quotidiana.
Autore: Mariella Schwederski 08 set, 2021
Emozioni, relazioni, aspettative e richieste con l'arrivo di un nuovo pargolo
Autore: Mariella Schwederski 05 gen, 2021
“Cosa vuol dire fare la mamma?” Domanda che non prevede una risposta più o meno corretta piuttosto richiede una riflessione che apre a mille alternative e ogni persona potrebbe raccontare una storia originale, differente e speciale a modo suo. Come psicologa che opera in ambito perinatale ritengo importante fare questa domanda alle mie utenti, dunque ve la ripropongo per vedere insieme alcuni aspetti. Quindi: “Cosa vuol dire fare la mamma?” Viviamo nella società del “faccio tutto da sola” dove Performance è scritto con la P maiuscola e dove viene richiesto da chiunque e da qualsiasi ambito di essere un’eccellenza; che sia a livello prestazionale in termini di raggiungimento di obiettivi o a livello di presenza mentale e/o fisica: chi più ne ha, più ne metta. In questo contesto, spesso visto e notoriamente descritto come frenetico, potrebbe risultare difficoltoso concedersi del tempo per pensare a una famiglia e di fatti non stupisce che i dati statistici Istat del 2018 segnano una diminuzione di natalità del -4,5% rispetto all’anno precedente a livello globale. Il giudizio e il pregiudizio sono dietro a ogni angolo e capita spesso di vedere nei colloqui mamme stanche e che faticano a vedere il traguardo del “fine giornata”. Frasi come “devo sistemare la cucina” e “devo pulire il pavimento” mi capitano spesso negli incontri e tante volte mi è stato riportato dalle mamme che necessariamente DEVONO fare in un certo modo perché altrimenti, come le è stato detto dalla zia ad esempio, il o la bambino/a potrebbe crescere in maniera sbagliata. Dunque, il mondo che circonda le neomamme sembra aver un’opinione ben precisa su come debbano crescere i figli altrui. Questo porta alcune mamme a vivere con difficoltà il momento della gravidanza e del post parto, sentendosi stanche e con sensi di colpa. Il non sentirsi all’altezza della situazione e il sentirsi inadeguati come mamma e genitore porta con sé molta sofferenza. Partiamo dal fatto che, con la gravidanza e il parto, siamo di fronte a un grandissimo cambiamento. Non si tratta soltanto di un cambiamento fisico, ma avviene anche un cambiamento di tipo psichico e uno riguardante il proprio ruolo sociale. In gravidanza, s’inizia a riflettere su come sarà il proprio cucciolo, che colore di capelli avrà, come sarà di carattere e come sarà la sua risata. Alcuni genitori si prefigurano già in questa fase al parco giochi e fanno grandi progetti per il futuro ma a volte manca una riflessione su sé stessi, su come sarà il “dopo”sia in termini di persona e donna con esigenze e bisogni propri sia come neomamma o neogenitore. Con il parto si scatena la guerra degli ormoni e in concomitanza il corpo si prepara nei giorni seguenti all’allattamento. In ospedale, i professionisti responsabili della vostra salute iniziano a proporre più o meno rigidamente l’allattamento al seno e in questa occasione possono iniziare ad insediarsi anche dubbi riguardanti il proprio essere adeguati o meno alla situazione. L’80% delle donne vive un momento di difficoltà chiamato Maternity Blues, nel quali si è stanchi e si fatica a dormire, si verificano sbalzi d’umore e può avvenire un distacco emotivo per il quale la mamma fatica ad entrare in contatto con le proprie emozioni e quindi con il neonato. Compartecipe di questo avvenimento sono gli ormoni che necessitano una scarica e/o un riassestamento. Il picco di questo vissuto emotivo avviene 3/5 giorni dopo il parto. Come mai proprio 3/5 giorni dopo il parto? Perché si torna a casa e bisogna affrontare senza aiuto ostetrico/infermieristico/medico le cure riguardanti i propri bisogni primari e quelli del cucciolo, aggiungendo inoltre la necessità di far fronte alla nuova e spontanea situazione che si innesca nella propria casa. Mamme, è normale sentirsi stanche. È lecito piangere e autorizzatevi a chiedere sostegno o aiuto. Ricoprire i mille ruoli che vi vengono chiesti quotidianamente lo potrete fare più avanti, quando vi sentirete in forza e nuovamente pronte ad affrontare il mondo. Ora prendersi cura del proprio bambino/a e di voi stesse è la vostra priorità. I Pavimenti possono rimanere sporchi per qualche giorno oppure invece di farvi regalare l’ennesima tutina (tutte strepitose, non vi sono dubbi) l’amica del cuore potrebbe venire a casa vostra e regalarvi una pulizia del pavimento invece di bere il caffè preparato da voi. La mamma necessita di riposare e riprendere energie e il miglior modo per essere di sostegno a una neomamma non è quello di dire come potrebbe fare meglio o diversamente una determinata cosa, ma è quello di lasciare spazio a mamma e bambino o bambina di conoscersi. Come psicologa, ritengo importante che vengano valorizzate le figure che circondano la diade madre-bebè. Il papà, che non ha avuto modo di legare nelle 40 settimane di gestazione sotto un punto di vista biologico con il bebè come lo ha potuto fare la mamma, ora ha la possibilità di riscattarsi se le neomamme glielo permettono. Anche il neopapà necessità di trovare un nuovo equilibrio e elaborare sotto un profilo psicologico la novità e diversità che incombono, ma sotto un profilo fisico è in forma e potrebbe occuparsi di cose come la spesa; se non lo faceva già prima. Magari non compra esattamente la marca di latte che la neonamma era solita ad acquistare, ma provare a lasciare un po' andare le redini e dare fiducia, potrebbe permette di vivere in maniera più tranquilla il puerperio e il “dopo”. Magari si scopre che il latte che ha comprato il papà è addirittura più buono rispetto a quello abituale. Ritornando ai pregiudizi e giudizi legati all essere mamma mi piacerebbe riformulare la domanda per aprire a spunti di riflessione: Rispetto al MIO essere mamma: Come devo essere? Come penso di essere? Come desidero essere? “Essere madre è meraviglioso e vedrai che sarà la cosa più bella di sempre” potrebbero essere frasi che accompagnano le neomamma nel loro percorso e che potrebbero suscitare una vastità di emozioni differenti tra cui la rabbia e/o la frustrazione perché forse non si sta vivendo quello che tutti credono che obbligatoriamente bisogna vivere, senza calcolare le storie, vissuti, gioie e fatiche personali. Limiti, divieti, indicazioni e consigli possono essere fattori importanti nei pensieri quotidiani. Viviamo il contrasto tra aspettativa sociale e aspettativa personale. L’obiettivo dello psicologo perinatale potrebbe essere quello di aprire un dialogo con le mamme su quelle aspettative in modo tale da esplorare i propri pensieri, vissuti ed emozioni e non quelli dell’altro. Aprire a diverse alternative e non accettare o prendere per vero ogni parola che viene detta per cercare di dare un taglio positivo a questo periodo cosi pieno di vissuto. La mamma perfetta non esiste, ma è possibile accettare e amare le imperfezioni perfette.
Autore: Jessica Ubbiali 09 nov, 2020
Conoscete le Funzioni Esecutive? Le avete già sentite nominare? Le Funzioni Esecutive sono abilità che si sviluppano nella corteccia pre-frontale a partire dai primi anni di vita e continuano per tutto il corso della stessa. Numerosi studi sono stati effettuati in merito e sono numerosi gli autori che le hanno analizzate a fondo, eccone alcuni; Nigg, Barkley, Zelazo e Muller. Quando vengono utilizzate? Quando le competenze automatizzate non funzionano, quindi nelle situazioni nuove e/o complesse e sono fatte da passaggi sequenziali. Quali sono le Funzioni Esecutive? Flessibilità: capacità di adattarsi a diverse situazioni, gestendo eventuali imprevisti Pianificazione: abilità di immaginarsi e pianificare i diversi passaggi per raggiungere uno o più scopi Attenzione focalizzata: capacità di concentrarsi su specifici elementi non facendosi influenzare da stimoli esterni disturbanti Memoria di lavoro: abilità che riguarda la possibilità di ricordarsi le varie informazioni legate ad un'attività Inibizione della risposta: indica la capacità di non agire di impulso, ma di poter controllare e moderare le proprie risposte Autoregolazione emotiva: abilità che permette di utilizzare le proprie emozioni come punto d'appoggio per il raggiungimento di obiettivi prefissati. Perché è importante potenziarle? Poiché ci forniscono molti vantaggi per il raggiungimento di uno o più obiettivi indirizzati al futuro. Tramite un potenziamento mirato potrai migliorarle e ottenere grandi benefici e successi in vari ambiti : s colastico, lavorativo, sociale e molti altri. Come possiamo potenziarle? Attraverso numerose attività, giochi didattici, pratiche concrete e tramite azioni che svolgiamo tutti i giorni. Ecco per voi alcuni esempi: Risiko è un gioco ludico e didattico che coinvolge la funzione della pianificazione e abilità strategica, tramite questo gioco si possono allenare queste abilità e praticarle nella vita quotidiana strutturando i vari passaggi che giornalmente facciamo per raggiungere un obiettivo. Tali attività possono essere: utilizzare un planning settimanale per pianificare i compiti e stimandone un tempo, anche al lavoro quando organizziamo i vari appuntamenti e impegni stiamo già utilizzando inconsapevolmente la pianificazione Dooble è un gioco molto in voga, usato da grandi e piccini, per stimolare l'attenzione focalizzata nel trovare l'elemento simile tra le due carte selezionandone solo uno tra molti. Anche questa abilità la utilizziamo molte volte inconsapevolmente nella pratica quotidiana, per esempio quando siamo per strada e controlliamo il colore del semaforo: in quell'istante ci concentriamo solo su quello stimolo togliendo l'attenzione dagli altri input esterni. Con noi avrai la possibilità di 𝑹𝑰𝑪𝑹𝑬𝑨𝑹𝑬 nuove modalità per allenarle Se sei interessat* e/o incuriosit* visita la pagina dei servizi
Autore: Ricreare 07 set, 2020
Conosci davvero la differenza tra lo psicologo e lo psicoterapeuta?
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